Searchlight

Qui a Share Festival, siamo i veterani del 21º secolo. Abbiamo prevalso su crisi finanziarie, disordini politici, interruzioni tecnologiche, per creare quindici festival torinesi di arte tecnologica, ininterrotti, di fila.

Sopravviveremo persino a una grande pandemia planetaria, mentre il nostro leggendario Comitato Direttivo trama e pianifica sui propri schermi. Nel nostro ultimo Call for Artists, tuttavia, è necessario confrontarci con la questione degli schermi. Perché stanno diventando noiosi.

Durante l’intera esistenza di Share Festival, noi abbiamo valorosamente sostenuto l’arte digitale su schermi. Abbiamo favorito net.art, software art, motion graphic e installazioni video interattive. Abbiamo incoraggiato i nostri artisti creativi preferiti con riconoscimenti, premi in denaro e persino con borse Artmaker piene di attrezzi.

Tuttavia, ora che abbiamo visto ogni aspetto dell'arte, della cultura, del commercio, della politica e dell'istruzione, tutto inscatolato nel vetro di piccoli schermi, abbiamo bisogno di un cambiamento.

Per il 2021, il nostro nuovo tema, “Searchlight”, riguarda la digital art che oltrepassa i limiti degli schermi. Stiamo cercando arte seducente, splendente, luccicante, ariosa anche per muri esterni, alti edifici e persino per le nuvole sopra la testa. Vogliamo spettacoli con luci psichedeliche e squillanti raggi laser.

A Share Festival, amiamo la device art e la machine art. Per noi è raro avere uno show senza almeno un vigoroso, impressionante e rumoroso oggetto che potrebbe anche uccidere qualcuno. Eppure, per quest’anno, reputiamo che l’aria contagiosa sia un rischio sufficiente per il nostro pubblico torinese, quindi, se avete macchinari da offrirci, devono essere macchinari a respirazione libera, come fontane, droni, spettacoli pirotecnici o segnali di fumo. Fidatevi di noi, device-maker, come sempre vi adoriamo! Parliamone!

Con “Searchlight”, il tema dell’anno 2021, anticipiamo il mondo espressivo che esiste oltre la pandemia e le sue molte asfissianti limitazioni modello bonsai. Per questo vogliamo vedute sconfinate, ariose che espandono la mente. Torneremo, un giorno, al patrimonio del nostro Festival, che è la misura storica ed epica del “cinema muto” torinese con la sua folla in aumento, spade, sandali e vulcani in eruzione.

Nel frattempo, però, dobbiamo allontanarci dalle nostre scrivanie. Insieme, respiriamo l’aria aperta della libertà creativa, sotto una visione cometaria di novità!

Programma

Sabato 4 giugno 2022 dalle 10:00 alle 19:00

Apertura mostre Share Prize XIV e Artmaker V

Conferenza di apertura Share Festival e premiazione

con Chiara Garibaldi, Davide Gomba, Rappresentanti Enti Sostenitori

Premiazione

con Bruce Sterling

Conferenza Searchlight

con Bruce Sterling e Alessandro Ludovico

Domenica 5 giugno 2022 dalle 10:00 alle 19:00

Apertura mostre

Conferenza Presentazione Cristallo di Luce

con Diego Scroppo, Chiara Garibaldi, Stefano Beltramo e Bruce Sterling

Conferenza Share Women

con Jasmina Tesanovic, Francesca Fini, Antonella Mignone e Laura Viale

catalogue

share prize XIV

E’ aspettando che il tempo passi in modo che tutto ciò che è significativo accada.

Il tempo passa e prende tutti questi momenti, che quindi non vengono valorizzati e finiscono per essere dimenticati nella nostra linea del tempo. In una società intrinsecamente connessa al ritmo neoliberale della produzione, percepiamo il tempo delle cose come qualcosa di immediato e momentaneo. Proprio come il tempo conta sempre, il nostro spazio è sempre in movimento. Non c’è momento (nel tempo e nello spazio) in cui possiamo davvero far parte e su cui possiamo riflettere. Forse è questo l’obiettivo. Una separazione del momento reale, la produzione dello sguardo illuso e della falsa coscienza. Dopotutto, va tutto bene quando non perdiamo tempo a pensarci. Quando finalmente abbiamo il tempo per riflettere, è già troppo tardi. Quest’opera vuole fungere da spazio per quella riflessione: assumendo l’atteggiamento dell’attesa forse la vita non ci passerà accanto. Forse respireremo, penseremo e rifletteremo. In modo da poter camminare insieme al tempo. O forse perderemo ancora tutto ciò che il tempo ha da offrire.

João Alves (nato nel 1998) è un artista multimediale che si occupa principalmente di fotografia e video. Il suo lavoro impiega diverse tecniche all’interno delle arti multimediali, dalle installazioni ai libri, monografie e fotografie lightbox e stenopeiche. Ogni elemento ha una narrazione, ma oltre a ciò che accade nella storia, il modo in cui viene raccontata è altrettanto importante. Per João Alves si tratta infatti di trovare il mezzo migliore per comunicare ciò che si intende, per evitare di perdere qualcosa nel processo.

Plant Drone esplora l'Antropocene in modo inverso e speculativo.

La performance consentirà a una pianta del paesaggio locale di pilotare un drone di piccole dimensioni. Poichè l’attività umana influenza sempre più l’equilibrio naturale di tutto il pianeta, questa opera solleva alcune importanti domande e pone nuovi scenari per la creazione artistica. E’ possibile per la natura affermare una discreta quantità di significativo controllo su un complesso sistema costruito dall’uomo?

Per “Plant drone”, ho creato un sistema di controllo di volo che si connette ai potenziali d’azione, le correnti di rumore elettrico che si trovano nelle piante. I potenziali d’azione sono spesso generati dalle piante come risposta a stimoli, come ad esempio vento, luce, tatto e suono. Il sistema utilizza un micro controller open source collegato alla pianta per leggere i suoi segnali elettrici come resistenza variabile su ciascuna delle foglie della pianta. Questi segnali saranno raccolti in tempo reale, mappati e usati per pilotare un drone. La pianta sarà, quindi, il pilota del drone che crea disegni fotografici a lunga esposizione nel cielo.

David Bowen è un artista ed educatore. Il suo lavoro si occupa di estetica che deriva da processi interattivi, reattivi e generativi in relazione alle intersezioni tra sistemi naturali e meccanici. Il suo lavoro è stato presentato in mostre presso ZKM Karlsruhe, Fundación Telefónica Madrid, Eyebeam New York, Mattress Factory Pittsburgh, BOZAR Brussels, Itau Cultural São Paulo, The Israel Museum Jerusalem and Intercommunication Center Tokyo. Ha ricevuto il Grand Prize dal Japan Media Arts Festival, una menzione d’onore a Prix Ars Electronica ed è stato in residenza a AutoDesk Pier 9 San Francisco, Schmidt Ocean Institute e The Arctic Circle. David Bowen è attualmente professore associato di Scultura e Informatica presso la University of Minnesota, a Duluth.

Una luce solare artificiale attraversa illusoriamente l’architettura.

Sole riflette sulla profonda trasformazione che la tecnologia ha operato nel contesto di molte delle nostre esperienze di vita, divenute infatti sempre più virtuali e mediate da un’intelligenza artificiale invisibile.

L’installazione allude all’effimero del confine tra naturale e artificiale, reale e virtuale del mondo contemporaneo, evocando la possibilità di una tecnologia delicata e invisibile, capace di arricchire e valorizzare la nostra esperienza senza cancellarne la naturalezza. Uno scenario artificiale di luci e ombre, che ridisegna tutte le superfici dell’architettura. Il visitatore attraversa un contesto irreale, viaggia in un tempo e in uno spazio che distano ore, giorni o anni luce dal nostro qui e ora. L’utilizzo delle tecnologie multimediali in questo caso non intende generare una realtà virtuale, ma mira a scomparire, accompagnando l’esperienza lungo percorsi immaginari, ma possibili.

Studio creativo fondato nel 2009 da Fabio di Salvo e Bernardo Vercelli, Quiet Ensemble lavora su esperienze audiovisive inaspettate, performance e installazioni immersive, focalizzando sull'equilibrio tra caos e controllo, natura e tecnologia come strumenti principali per la creazione, concentrandosi su aspetti apparentemente insignificanti e meravigliosi come il movimento di una mosca o il suono degli alberi.

Il bosco, luogo sacro, vitale e incontaminato, sempre presente ma dimenticato, ci accompagna eternamente come un tacito testimone.

Respira accanto a noi e continua il suo ciclo produttivo anche quando, al calare della notte, la città si ferma: la macchina si spegne, mentre la natura, attraverso ogni sua fibra e ogni abitante, animale o vegetale, continua a operare rendendo possibile la magia del risveglio, dando vita a un rituale che dal crepuscolo si compie fino all’alba. Bosco Mistico invita a riscoprire il mondo naturale in un momento magico, richiamandoci a fermarci, ritrovarci, accorgerci nuovamente e prendere coscienza dello spazio attorno a noi con un’installazione che coinvolge tutti i sensi: attraverso il video si compiono vista e udito, mentre gli odori, la freschezza e il petricore vengono evocati da immagini monocromatiche e geometrie semplici, presentate in un’opera multisensoriale, contemplativa, dinamica, che dialoga con la natura ricreando una connessione con essa.

OOOPStudio è un progetto artistico, nato nel 2010, dai video designer Alessandro Grisendi e Marco Noviello. Le loro opere concretizzano idee visionarie tramite elaborazioni che partono dal dato reale per dare origine a nuove forme, creazioni inedite che si astraggono dalla semplice rappresentazione e si realizzano attraverso la fusione e confluenza di elementi naturali. Ne risultano sintesi uniche e riflessioni sul tempo che trovano nuova vita e corrispondenza grazie alla tecnica digitale.

Gli schermi sono diventati la più influente, ma trascurata, materializzazione del digitale e delle iper-superfici del nostro tempo.

Il progetto “Screenization” si basa su una dettagliata ricerca teorica che esamina la storia degli schermi e dei loro vari predecessori nel punto di incontro tra percezione visiva, scienze naturali, pratiche performative e archeologia dei media. Il termine Screenization è introdotto per descrivere da una parte la diffusione generale degli schermi in aspetti della vita di tutti i giorni e dall’altra la diffusione più tecnica delle loro proprietà in nuovi contesti e comportamenti. Per rendere tangibili le ipotesi sullo sviluppo futuro degli schermi, sono state sviluppate due infrastrutture sperimentali: unità autonome di pixel che esplorano cosa accadrebbe se questi potessero essere sparsi come vernice e una scultura costituita esclusivamente da un materiale su schermo che mette in discussione la nostra comprensione della superficie e della materialità.

Lorenz Potthast (*1990, Brema, Germania) è un media artist con un background in design interdisciplinare, con un interesse tecnologico ed empatia culturale. Oltre a lavorare come media artist indipendente, è co-fondatore del Collettivo per l’Arte Audiovisiva Xenorama e coordinatore del Digital Impact Lab del M2C Institute. I suoi lavori sono stati esposti e premiati, tra gli altri, a ZKM Karlsruhe, National Arts Center di Tokyo, Museum of Moving Images di New York, ISEA2018, CCCB di Barcellona e European Media Art Festival.

“Sound for Fungi. “Homage to Indeterminacy” è nato come un esperimento di laboratorio in cui Schubert suonava frequenze sinusoidali ai miceli di funghi che raccoglieva nelle foreste vicino alla sua casa a Berlino.

Dopo settimane di osservazione di questi campioni che aveva raccolto e collocato in scatole insonorizzate su misura, la maggior parte mostrava una risposta positiva all’influenza del suono sviluppandosi più velocemente e più fitta degli esemplari cresciuti nel silenzio. L'installazione video interattiva simula l’esperimento di Schubert in cui il suono ha influenzato la crescita dei miceli. Il pubblico può esplorare questo processo biologico usando un sensore di tracciamento con cui i movimenti delle mani riproducono il ruolo di una frequenza sonora e modificano la crescita del fungo in tempo reale. L’ambiente digitale 3D si sposta tra prospettive a livello macroscopico e cellulare, rivelando fragili topologie di molteplici nodi e connessioni, mostrando uno scorcio della complessità delle reti sotterranee di microbi che connettono il “Wood Wide Web”. Il titolo fa riferimento al compositore americano John Cage che ha sviluppato “l’indeterminatezza” come tecnica di improvvisazione in cui gli aspetti compositivi sono lasciati in mano al caso o alla libera scelta.

Theresa Schubert è un’artista berlinese dedita all’esplorazione di visioni non convenzionali della natura, della tecnologia e del sé. Il suo lavoro combina l’audiovisivo e i biomedia con installazioni o performances concettuali e immersive. Attraverso metodi interdisciplinari – come il biohacking, l’analisi teorica, l’interpretazione performativa e la sperimentazione materiale – i suoi lavori mettono in discussione la relazione degli esseri umani con il loro ambiente, l’evoluzione della materia e il significato oltre l’Anthropos. Di recente lavora con ambienti video UHD e con il Laser Scanning in 3D per sfidare le modalità di percezione e per riflettere sul rapporto uomo-macchina-natura nelle società ipertecnologiche.

Share Prize Jury

Bruce Sterling, Alessandro Ludovico, Erica Villa, Jasmina Tesanovic, Max Casacci

artmaker #5

Le stelle ci forniscono una fotografia del passato, eppure da millenni l’uomo osserva le traiettorie dei corpi celesti per interpretare il futuro. L’inter-connessione ed il percorso ciclico dei corpi celesti sono i parametri fondamentali che permettono agli uomini di ipotizzare gli eventi futuri decifrando quelli del passato.

“In Circuito” è un’installazione che rende omaggio alla ciclicità della natura attraverso geometrie, suoni e proiezioni di luce all’interno di uno “spazio circoscritto di cielo”: un templum nella sua accezione originaria.

Un’opera di APOTROPIA (Antonella Mignone + Cristiano Panepuccia) con la collaborazione di Giovanni Belli.

APOTROPIA è un duo formato da Antonella Mignone e Cristiano Panepuccia. La loro ricerca, che spazia tra video, suono, danza, performance ed installazioni, è influenzata da temi filosofici, antropologici e scientifici con una particolare attenzione a simboli, miti e culture dell’umanità.

Acousmatic System for Plant and Human with Three Algorithms

Nella eterogeneità generale delle pratiche artistiche una visione obiettiva dei contenuti ci viene data dai nostri gatti amanti della musica sperimentale, non abbiamo un percorso diretto o degli schemi precisi ma una genuina emergenza comunicativa mediante la quale cerchiamo di portare il noise in un’accezione psicoanalitica in giro per il cosmo veicolando le diverse trame e significati attraverso la letteratura, la filosofia e la meditazione. I nostri lavori si formano mediante vari mezzi, la ricerca, la sperimentazione, la scrittura, l’arte circense, il disegno, l’elettronica e il suono puro, oscuro e tangibile

Giorgio Alloatti e Liliana Caruso
Nella eterogeneità generale delle pratiche artistiche una visione obiettiva dei contenuti ci viene data dai nostri gatti amanti della musica sperimentale, non abbiamo un percorso diretto o degli schemi precisi ma una genuina emergenza comunicativa mediante la quale cerchiamo di portare il noise in un’accezione psicoanalitica in giro per il cosmo veicolando le diverse trame e significati attraverso la letteratura, la filosofia e la meditazione.
I nostri lavori si formano mediante vari mezzi, la ricerca, la sperimentazione, la scrittura, l’arte circense, il disegno, l’elettronica e il suono puro, oscuro e tangibile

Embrace extend extinguish è una strategia di mercato inaugurata da Microsoft e adottata dai big tech per guadagnare egemonia di mercato sulla costruzione continua del post reale.

Nel contesto della nascita semi spontanea delle nuove tecnologie di interconnessione digitale, quando il nuovo é ancora troppo acerbo per attrarre l’investimento, le comunità open source sono il motore dell'innovazione.

Successivamente a questi primi momenti di sviluppo embrionale, quando i nuovi strumenti guadagnano pubblico e entrano in gioco i pesi massimi, si innesca il meccanismo: le tecnologie open source vengono adottate con minime rielaborazioni per essere estese al grande pubblico e immediatamente asservite a necessità di produzione.

L’opera costituisce un ritratto dell’affanno schizofrenico di questo processo: il continuo proliferare di concetti e sistemi che forniscono struttura alla nostra realtà sintetica prende corpo nell’incessante, energetico dibattersi dei flussi d’aria, ingabbiato nella forma tangibile della plastica, reso visibile, e perciò fruibile, dall’agente stesso della sua costrizione.

L’exploitation bio-capitalista, di per sè nè buona nè cattiva, è ingranaggio dal sapore futurista, preso come elemento costituente di un sistema che necessita solo della consapevolezza per essere ritorto contro sé stesso.

L’accelerazionismo, come sistema ritorsivo, si fa strumento di questa consapevolezza, in un gioco delle parti che, nel contesto della digitalizzazione, vede l'utente come soggetto detentore di potenzialità senza precedenti.

Carlo Gambirasio (1994, Verona) ha conseguito un BFA e MFA presso NABA. La riflessione di Carlo nasce da un'attenta analisi della cultura visiva contemporanea. Le sue opere uniscono dispositivi immaginari, nuove tecnologie, riflettono sulle regole dei mondi "artificiali" con l'obiettivo di comprenderle e modificarle. Alcune delle mostre a cui ha partecipato sono: BodyLights # 1(BO), Porto dell’Arte (MI); Roasted Spin, FuturDome ( MI); Exi Shapes, Spazio Morel (Lugano); The Great Learning, La Triennale (MI).

RE/FLUO è una provocazione artistica che indaga le potenzialità e le contraddizioni della crypto-arte, attraverso il linguaggio della performance art.

Al centro della scena viene allestito un piccolo studio fotografico dominato da una Lightbox cubica di tessuto bianco. La Lightbox, illuminata da due pannelli al neon, serve a contenere e isolare una serie di assemblaggi geometrici di rifiuti, scarti, spazzatura non organica di vario tipo (plastica, relitti di metallo, brandelli di tessuto) a creare delle bizzarre still-life 2.0. Le opere, inserite nella Lightbox e fatte girare lentamente su un espositore elettrico, sono scannerizzate con un dispositivo fotogrammetrico che le trasforma in oggetti digitali tridimensionali. Sculture virtuali che saranno immesse sul mercato degli NFT per essere vendute al migliore offerente.

Questo processo di produzione collettiva, immissione sul mercato e vendita, viene agito, documentato e mostrato al pubblico in tempo reale durante il Festival.

Francesca Fini è un’artista interdisciplinare che da anni si muove in quel territorio di confine dove le arti si ibridano, cercando di distillare una sintesi personale proprio nel linguaggio performativo e videoperformativo contemporaneo. Negli anni ha presentato il suo lavoro al Museo MACRO e MAXXI di Roma, al Guggenheim di Bilbao, al Schusev State Museum of Architecture di Mosca, alle Tese dell'Arsenale di Venezia, al Georgia Institute of Technology e in numerosi ambiti accademici nazionali e internazionali. Nel 2014 e nel 2016 è stata selezionata da Bob Wilson per partecipare alla residenza artistica presso il Watermill Center di New York, e successivamente invitata alla Triennale di Milano per un evento del Watermill presso l’Illy Art Lab. Ha la sua base in Italia, ma espone, ricerca e lavora in tutto il mondo. Nel 2016 ha ultimato il film sperimentale Ofelia non annega (con Istituto Luce Cinecittà), inserito da Adriano Aprà tra i migliori film italiani degli ultimi 20 anni. Nel 2020 ha vinto lo Share Prize. La Treccani cita Francesca Fini alla nuovissima voce cyber-performance, come una degli artisti più significativi di questo linguaggio in Italia.

L’opera è una rappresentazione olografica tridimensionale di un oggetto realizzato tramite raggio laser riflesso su degli specchi e impressionato su pellicola o lastra fotosensibile.

Il primo che teorizzò nel 1947 l’olografia è stato il fisico ungherese Dennis Gabor (1900-1979), un’immagine ottenuta per interferenza di due fasci laser che consente la riproduzione tridimensionale per effetto di rifrazione.

Il Fiore di Marte intende portare il seme di un fiore appunto sul pianeta Marte e osservarne la sua crescita finché non sboccia in fiore. Qualcosa che non esiste ma che esiste già. La concezione che nell'ologramma sia già una realtà.

L’ologramma ha contribuito alla teorizzazione dell’Universo come elemento unico, già espresso nelle filosofie orientali dove la realtà è considerata come un’illusione che ha però una sua specificità tutta interconnessa a una velocità superiore a quella della luce che è immediata. Realizzata in forma olografica, il Fiore di Marte ne trasferisce l’idea di qualcosa che è già realtà, già esiste. Questa idea che sia già una realtà è la chiave della scelta di usare un ologramma come modalità di visualizzazione stessa.

Questo ologramma nasce in collaborazione con Mauro Melotti, unico olografo italiano di una certa esperienza. In "Oloflower" il soggetto è un fiore magnetico generato da campi magnetici le cui forme sono a loro volta generate dal magnetismo di polveri di ferro. Si tratta di’ un concetto di luce. L’ologramma sposta il punto di vista dell’oggetto, del fenomeno, della realtà. Noi vediamo una parte della realtà e quindi non riusciamo a darle una comprensione. Cambiare il punto di vista di luce modifica la realtà stessa. L’oggetto è lì, nel processo fotografico.

Alessandro Sciaraffa (Torino, 1976) studied architecture, electronic music and sound design. Winner of the 9th edition of Italian Council (2020), he is one of the founders of the WHYOFF experimental music collective. Focused on sound and on multiple relationships between matter, space and time, his artistic research finds expression in performances and in the elaboration of installations and sound sculptures. ​​Among his personal exhibitions we highlight: Sinfonia, TSE Art Destination-Nur Sultan (2022); Symphony, GAM ‒ Civic Gallery of Modern and Contemporary Art, Turin (2021); Aurora, Ground Moscow, Moscow (2019); The Winter Symphony, Hermitage Museum, St. Petersburg (2019); De Umbris Idearum, Monumental Complex of San Severo al Pendino, Naples (2019); Cosmonautics, Costigliole d'Asti Castle (2019); Between a Dusk and a Dawn there is an Eclipse, Galerie Mazzoli, Berlin (2017); Fontanella, Galerie Italienne, Paris (2016); The Lunatics speak to the moon, Galleria Giorgio Persano, Turin (2014); Greater Turin, Sandretto Re Rebaudengo Foundation, Turin (2013); VITRINE, GAM - Civic Gallery of Modern and Contemporary Art, Turin (2012); I bring you the sea, Merz Foundation, Turin (2011).

Cristallo di Luce è un’opera d'arte pubblica ad alto contenuto innovativo e tecnologico, nata nell’ambito di Artmaker#5 e vincitrice del bando Artwaves di Compagnia di San Paolo, che impiega il fotovoltaico per la generazione di energia.

Per Artmaker#5 viene presentato in mostra il modello in scala 1:10 della scultura che sarà alta 7 metri, il quale simula il funzionamento attraverso tecnologie sostenibili per la ricarica di piccoli dispositivi come tablet e cellulari.

Presentato ad Aosta in mostra e conferenza all’interno di T*Danse con il partner TIda Teatro Instabile di Aosta, è stato inoltre al centro del workshop in collaborazione con il Dipartimento Educazione del Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea presso l’IIS Natta di Rivoli.

Diego Scroppo (1981 Torino), laureato all'Accademia Albertina di Belle Arti. Ha partecipato al programma curatoriale Unidee Città dell'arte, Fondazione Pistoletto, al progetto artistico con Le Fresnoy Istituto di Lille, a progetti speciali per la Fondazione Spinola Banna per le arti. Ha vinto il Premio Felice Casorati e ha esposto presso: Fourth Biennale China-Italia of Contemporary Art, Castello di Rivoli, Patricia and Phillip Frost Museum, Miami, Museo Arte Contemporanea Villa Croce, Genova, XIII Biennale Internazionale di Scultura, Carrara, Fondazione Merz, Torino, Biennale Internazionale dei Giovani Artisti, RuArts Foundation of Contemporary Art, Mosca. Dal 2017 è stato selezionato dal comitato artistico-scientifico di The Sharing come uno degli artisti del progetto Artmaker. Since 2017 he has been selected by the artistic-scientific committee of The Sharing as one of the artists of the Artmaker project.

“Cercavo te nelle stelle quando le interrogavo bambino.”

PSR B0329+54 è una stella pulsar a circa 3.460 anni luce dalla Terra, nella costellazione della Giraffa. Ha 5 milioni di anni.

Le pulsar hanno origine dall’esplosione di grandi supernove, di cui resta un ‘cuore’ di dimensioni molto più piccole, dove la materia si trova in uno stato di enorme compressione. Sono intercettabili grazie al loro segnale radio, una ‘pulsazione’ che corrisponde alla loro rotazione sul proprio asse.

Intitolata con i primi versi di un’intensa poesia di Primo Levi, l’opera di Laura Viale trasforma la radioemissione di PSR B0329+54 in segnale luminoso. Un ringraziamento speciale a Sergio Lera con l’Osservatorio Astronomico Val Pellice (Torino) per la registrazione di PSR B0329+54, e a 8 Volterrani per averle ingegnosamente dato luce.

Laura Viale (Torino, 1967) vive e lavora a Bruxelles. Nel suo lavoro natura e artificio, realtà e finzione, sono il campo per la ricerca di soglie percettive sospese tra esperienza sensibile e astrazione. Attraverso la natura – in contesti urbanizzati quanto in luoghi selvaggi – esplora spazi di possibile intersezione tra il mondo esterno e quello interiore. I suoi progetti prendono forma attraverso diversi media, tra cui fotografia, disegno, installazione, video e tecniche digitali.

Invece di scegliere un oscuro futuro distopico fatto di fortezze, esploriamo mondi più luminosi nell'eredità dell'Illuminismo, usiamo le nostre abilità come tutor, direzione o riflettore.

Nella necessaria critica agli usi devianti della tecnologia digitale, il riconoscimento facciale occupa un posto speciale. E per una buona ragione: usato come strumento di sorveglianza, è infatti una violazione delle nostre libertà fondamentali. Lungi da me l'idea di legittimare qualsiasi uso liberticida, provo qui una deviazione poetica e umanistica per non buttare fuori il bambino con l'acqua sporca. Invece di concentrarmi sul riconoscimento dell'identità, ho deviato la struttura di questa tecnologia per sviluppare una forma di empatia artificiale. Essendo la nostra faccia la nostra prima interfaccia social, parliamo costantemente letteralmente con essa. Sulla base di questo riconoscimento e analisi del linguaggio (superficiale) ho creato Mixed Feelings.

Un'installazione interattiva che trae ispirazione dalle emozioni identificabili sul nostro viso per comporre e improvvisare musica in tempo reale. Il dispositivo combina un sistema di riconoscimento facciale con una rete neurale addestrata per creare musica. Con Mixed Feelings, esploro il potenziale poetico del riconoscimento facciale utilizzando la rilevazione delle emozioni, o almeno delle espressioni che le compongono, come input per la creazione musicale. L'ascoltatore si ritrova così analizzato e convertito in un infinito gioco di specchi musicali tra emozione umana e intelligenza artificiale.

Il progetto generalmente mette in discussione i regimi di sorveglianza in cui viviamo e, più profondamente, il tipo di empatia che stiamo sviluppando nelle nostre società altamente automatizzate, il modo in cui siamo connessi e leggiamo lo stato mentale e le emozioni degli altri, comprese le nostre.

Artista concettuale che esplora il nostro uso della tecnologia e le sue implicazioni etiche ed estetiche. Senza essere un ingenuo utopista tecnologico o un riluttante tecnofobo, esamina in modo critico e ironico i nostri tempi ipermoderni e più in particolare la nozione di progresso tecnologico. Le sue installazioni, performance e video mettono in discussione la digitalizzazione globale delle nostre società. Designato artista emergente portoghese nel 2018 e nel 2019, Vilas-Boas ha esposto a livello internazionale in particolare a Le 104, ADAF, KIKK, Die Digitale Düsseldorf, Fondation EDF, Ibrida, Linz FMR, CCBB Belo Horizonte, MAAT Museum e Tate Modern.

share campus

Liceo Monti

Il Liceo Statale Augusto Monti è un Istituto presente sul territorio di Chieri, in provincia di Torino, già dagli anni ‘70 del 1900 ed ha una lunga tradizione: nato come liceo autonomo nel 1976 ad oggi conta più di mille e duecento studenti che hanno scelto il loro percorso di studi fra quattro indirizzi tradizionali di Liceo: Classico, Scientifico, Linguistico ( anche con opzione Esabac) e Scienze Umane (dal 2019).

Nel 2016, in linea con le richieste ministeriali, il Collegio Docenti ha approvato il Piano di Istituto per l'Alternanza Scuola-Lavoro (oggi PCTO- Percorsi per le Competenze Trasversali e per l’Orientamento), il cui fine prioritario è quello di fornire agli studenti l’opportunità di acquisire capacità e competenze utili in previsione dei cambiamenti della società e del mondo del lavoro; a tal fine sono state avviate diverse collaborazioni con Enti esterni afferenti ai più diversi ambiti, garantendo una pluralità di offerte agli studenti, che aderiscono alle iniziative in modo libero e autonomo, in base alle proprie inclinazioni. Così è nata, già nell’anno scolastico 2018/ 2019, la collaborazione con Share festival, che ha permesso agli allievi interessati di acquisire conoscenze sui principi dei codici e dei mezzi di comunicazione, attraverso un percorso di formazione teorica e pratica: interagendo con professionisti per la produzione di un evento culturale quale lo Share festival, che coniuga arte, scienza e tecnologia, i ragazzi hanno potuto sviluppare skills creative e artistiche applicate alla tecnologia.

Nell’anno scolastico 2019/20 la pandemia di Covid ha costretto gli organizzatori dello Share festival e la scuola a rimodellare il progetto in base alle restrizioni dell’emergenza sanitaria e così l’offerta è stata modificata, ampliata e resa fruibile da remoto; seguendo i suggerimenti e le indicazioni di Jasmina Tešanović, chi ha aderito perché attratto dal progetto ha scritto un racconto sulla propria esperienza durante il lockdown, sulla base di suggestioni nate dal racconto di Bruce Sterling “The Task Lamp”. Grazie a questa proposta i ragazzi hanno avuto l’opportunità di svolgere un’attività PCTO, altrimenti sospesa, e soprattutto hanno potuto esprimere sé stessi creando, come afferma Jasmina, un “ponte con le parole”. Dai loro racconti è nato un Taztebao che è stato esposto allo Share festival.

E questo “ ponte” è stato il volano per un’ulteriore ampliamento del progetto negli anni 2020/2021, e 2021/2022: i racconti scritti dagli allievi del Monti sono stati illustrati dagli allievi dell’Accademia Albertina e nuovi studenti del liceo sono stati coinvolti già a partire dall’estate, dedicandosi alla lettura dei racconti dei compagni che li hanno preceduti. Sulla base delle suggestioni e delle riflessioni nate, stanno dando vita a nuove storie, in cui l’eco di quelle dei loro compagni si fonde, grazie anche al confronto e al dialogo, con il nuovo, in un’opera che diventerà corale: una cornice, scritta anch’essa da chi di loro vorrà, legherà tutte queste vicende di anime, di esistenze, di dubbi e domande, simbolico “fil rouge” che ci ricorda che, pur nella diversità che ci appartiene, c’è sempre un elemento comune: l’essere uomini, l’essere dotati di creatività e della capacità di affrontare l’ imprevedibilità dell’esistenza con la forza dei propri progetti, dei propri sogni, delle proprie speranze ed anche delle proprie paure, insieme.

Accademia Albertina di Belle Arti

Per Share Festival XVI gli studenti del corso della Professoressa Elisabetta Ajani dell’Accademia Albertina di Belle Arti hanno realizzato delle illustrazioni e GIF dedicate ai racconti di The Task Lamp-RC, il progetto nato durante il lockdown del 2020, dai ragazzi del PCTO di Share Campus. Alla riapertura, abbiamo realizzato una serie di lezioni analizzando dapprima la struttura a “palinsesto” dei racconti ispirati al “racconto madre” di Bruce Sterling – The Task Lamp, pubblicato a febbraio 2019, poi i ragazzi prendendo spunto dai racconti hanno creato delle illustrazioni, alcune delle quali sono state esposte all’evento “Vicini di Vita ‘21” a Chieri. Tutte le illustrazioni sono state pubblicate insieme ai racconti e alle traduzioni nel volume The Task Lamp-Racconto Corale. Le GIF saranno pubblicate sui nostri social.

special project

Nell'ambito di SHARE FESTIVAL, all’interno del progetto Artmaker, nasce il PROGETTO SPECIALE della XVI Edizione, CRISTALLO DI LUCE dell'artista torinese Diego Scroppo.

La scultura, a forma di cristallo delle nostre Alpi che richiama la punta del Cervino, sarà alta circa sette metri a geometria tetragonale; in grado di generare, da fonti rinnovabili, energia elettrica utilizzabile in ambito pubblico e privato per numerosi impieghi, tra cui, ad esempio, l’alimentazione dell’illuminazione pubblica, la ricarica di veicoli e dispositivi elettrici.

Si tratta di un’opera di arte pubblica, nomade, e di una mostra itinerante che ha il valore aggiunto di avere in sé un'utilità pratica, in quanto la sua stessa collocazione nello spazio pubblico ha la funzione di fornire energia anziché di consumarla, di produrla e renderla disponibile nel contesto urbano, rispondendo quindi alla funzione sociale di utilizzo da parte dei cittadini.

Le opere di Diego Scroppo catturano il trascendente e lo mettono nella materia per restituirlo al pubblico nella sua essenziale ineffabilità. L’artista riesce a riprodurre il ciclo della vita nella materializzazione dei simboli che prendono vita nelle sue opere per poi tornare a essere invisibili, ma custoditi nella coscienza dello spettatore. Allo stesso modo, Cristallo di Luce diventa un bene pubblico che genera luce e non consuma energia, inoltre la mette a disposizione, diventando mezzo di utilità comunitaria.

Grazie al team tecnico scientifico che si è creato, l’opera è in fase di realizzazione grazie a un ibrido di tecnologie Green: servirà ad implementare l’alimentazione energetica della luce che genererà, ad alimentare i veicoli per nuova mobilità elettrica, ricaricare dispositivi attraverso differenti tipologie di tecnologie, offrendo bellezza oltre che energia.

Si tratta di un’opera di arte pubblica, nomade, e di una mostra itinerante che ha il valore aggiunto di avere in sé un'utilità pratica, in quanto la sua stessa collocazione nello spazio pubblico ha la funzione di fornire energia anziché di consumarla, di produrla e renderla disponibile nel contesto urbano, rispondendo quindi alla funzione sociale di utilizzo da parte dei cittadini.

Le opere di Diego Scroppo catturano il trascendente e lo mettono nella materia per restituirlo al pubblico nella sua essenziale ineffabilità. L’artista riesce a riprodurre il ciclo della vita nella materializzazione dei simboli che prendono vita nelle sue opere per poi tornare a essere invisibili, ma custoditi nella coscienza dello spettatore. Allo stesso modo, Cristallo di Luce diventa un bene pubblico che genera luce e non consuma energia, inoltre la mette a disposizione, diventando mezzo di utilità comunitaria.

Grazie al team tecnico scientifico che si è creato, l’opera è in fase di realizzazione grazie a un ibrido di tecnologie Green: servirà ad implementare l’alimentazione energetica della luce che genererà, ad alimentare i veicoli per nuova mobilità elettrica, ricaricare dispositivi attraverso differenti tipologie di tecnologie, offrendo bellezza oltre che energia.

L’opera diventa inoltre fulcro della manifestazione culturale nell’ambito del bando Artwaves di Compagnia di San Paolo, presentata in co-realizzazione con TiDA-Teatro Instabile di Aosta, e grazie alla partnership di Associazione Fonosintesi - con Festival Chamoisic, attorno a cui ruota una mostra itinerante e una serie di azioni performative volte a creare modelli di sviluppo sostenibile per spazi pubblici e privati tramite l’arte, la cultura e le tecnologie con alto valore innovativo e scientifico. Il progetto itinerante si costituisce come una manifestazione culturale in più tappe del territorio valdostano e piemontese, specificatamente nei comuni di Aosta, Chamois e Torino.

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con il contributo di

Regione Piemonte, Camera di Commercio di Torino, Punto Impresa Digitale, Compagnia di San Paolo, FONDAZIONE CRT, Goethe Institut, Città di Torino, Torino Creativa



in rete con

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Giorgio Alloatti e Liliana Caruso Apotropia, Francesca Fini, Carlo Gambirasio, Alessandro Sciaraffa, Diego Scroppo, Laura Viale, Filipe Vilas-Boas

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