Intervista Hector Ayuso, direttore OFFF

Abbiamo intervistato Hector Ayuso, direttore di OFFF, Festival di cultura post-digitale, che si è tenuto dal 7 al 9 maggio a Oeiras, vicino a Lisbona.

– Come è nato OFFF?
Personalmente, come formazione, vengo dal cinema e intorno al 2001 lavoravo molto con flash. Un giorno ho pensato che mancasse una piattaforma culturale dove presentare questo nuovo tipo di filmati e animazioni che Flash ha contribuito a creare. All’inizio OFFF, che sta per Online Flash Film Festival, nasce da questa necessità, figlia del mio amore per il cinema e per Flash, uno strumento molto economico e funzionale per raccontare storie. Così ho scritto ad alcuni dei principali artisti e designers dell’epoca, che lavoravano con questo media, come Joshua Davis, Josh Ulm, James Patterson, e tutti hanno risposto con grande entusiasmo, in particolare Joshua Davis ci ha supportato tantissimo mettendo il nostro call sul suo sito praystation.com, all’epoca punto di riferimento per coloro che erano attratti dalle possibilità espressive di Flash: hanno risposto in tantissimi e in tempo brevissimo.
All’inizio eravamo in quattro, e la prima edizione a livello economico è stata un disastro, un vero fallimento economico, ma un successo culturale, dimostrato dal fatto che nove anni dopo il festival è cresciuto pur mantenendo sempre lo stesso spirito indipendente e di indirizzo curatoriale verso la qualità artistica.

– Quali sono gli obiettivi del festival?
OFFF non ha degli obiettivi definiti e specifici. Abbiamo un metodo di lavoro molto personale e indipendente. In tutto siamo una ventina di persone, e funzioniamo come una famiglia. Nella nostra missione abbiamo chiaro che dobbiamo rimanere aperti, ora non so cosa farò il prossimo anno, che però essendo il decimo avrà sicuramente dei progetti speciali per festeggiare questi dieci anni di OFFF dedicata alla creatività nell’epoca digitale e post-digitale.

– Perchè, dopo alcune perigrazioni tra Valencia e Barcellona, siete finiti a Lisbona?
Siamo nati a Barcellona perchè vivo lì. Nel 2005 abbiamo avuto molte proposte, il Messico, Milano, San Pietroburgo. Abbiamo provato a farlo in Messico, ma lo sponsor principale 1 settimana prima del festival ha deciso di ritirarsi, pur dovendo pagare una multa per il mancato rispetto del contratto. Dopo quella brutta esperienza la proposta migliore è giunta da Lisbona, e ci siamo trovati subito bene. Un po’ come a Barcellona un po’ di anni fa, abbiamo trovato una bella anarchia creativa e così abbiamo deciso che sarebbe stata la sede ideale per le prossime edizioni di OFFF.

– Come è nato il tema di OFFF 2009, Fail Gracefully?

Quando ci ritroviamo per decidere il tema dell’edizione successiva, non tralasciamo nessuna idea, cercando di avere un brainstorming che non tralasci né le idee divertenti né quelle critiche. Per quanto riguarda il tema di quest’anno, Fail Gracefully, posso darvi due risposte. Da un punto di vista della creatività post-digitale abbiamo notato che i linguaggi non stavano evolvendo alla stessa velocità del passato, per cui dopo aver presentato questo ambito sempre dal punto di vista dei nuovi e entusiasmanti raggiungimenti espressivi, abbiamo deciso di concentrarci sugli errori, sui fallimenti. Gli artisti e i designer presenti hanno mostrato come l’errore sia un momento fondamentale del processo creativo.
Allo stesso tempo con uno sguardo più ampio è sotto gli occhi di tutti la crisi economica attuale. Ma la crisi presenta possibilità di cambiamento, penso sia importante veicolare il messaggio che la crisi debba essere considerata come un’opportunità. “Una crisi è una situazione  terribile da sprecare”, come è scritto nel testo del catalogo….