Interviste Share Prize: knowbotic research

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knowbotic research sono stati selezionati per la mostra Share Prize 2010, che verrà allestita dal 2 al 7 novembre presso il Museo Regionale di Scienze Naturali.

– Viviamo un’epoca di sovraesposizione mediatica, dove i quindici minuti di fama di Warhol si sono trasformati nell’immortalità di un account di Facebook che non si può chiudere. Mentre tutti vogliono avere visibilità, macghillie_ just a void preferisce camuffarsi…
MacGhillie è l’attore involontario, in sospeso tra ogni rivendicazione di identità e riconoscimento, un semplice vagabondo che rifugge gli obiettivi, privo di intenzione, si sottrae alle finalità. Indifferente a ciò che accade, né uomo né donna, né dominante né subordinato – non vuole comunicare.
Un angelo vacante, una creatura senza creatore, un tramite privo di messaggio, fate attenzione, camminiamo in mezzo a due abissi!

macghillie_ just a void dimostra quanto siamo ciechi di fronte a quello che non conosciamo, riaffermando l’esistenza dell’indesiderato e dell’inclassificabile nell’ambiente urbano. Si potrebbe considerare questa tua identità come un’incursione urbana dovuta a un errore?
Sì, la tuta mimetica non serve affatto come travestimento. Infatti, con il suo particolare abbigliamento, MacGhillie diventa iper-presente. E d’altra parte, gran parte dei passanti non riesce a riconoscere la sua figura. Di cosa si tratta? Di un vagabondo, di un pazzo, di un animale o di qualcuno che si sia perso la festa di Halloween? La maggior parte delle persone che si trovano di fronte a questo protagonista anonimo non sono in grado di rispondere a certe domande e pertanto si rifiutano di vederlo. Si tratta di un atteggiamento normale in città troppo regolamentate. Città che danno spazio a tutto quello che è quantificabile ma archiviano la rimanenza come inesistente. MacGhillie è un avanzo visivo.

macghillie_ just a void coniuga l’iper-presenza di una maschera con la possibilità di mimetizzarsi all’interno dell’ambiente urbano. Questo iper-costume non è forse l’iperbole di un’identità che può essere sempre ritrovata, anche nella vita di tutti i giorni?
Sì, siamo tante teste confuse senza occhi né orecchie. Non abbiamo nemmeno i capelli. Non possiamo comunicare perché siamo senza bocca. Non abbiamo naso e nemmeno braccia e gambe. Siamo senza stomaco, schiena, spina dorsale e non abbiamo viscere. Non abbiamo nulla, perciò non sappiamo nemmeno di chi stiamo parlando.