Interviste Share Prize: Sonia Cillari

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Sonia Cillari è stata selezionata per la mostra Share Prize 2010, che verrà allestita dal 2 al 7 novembre presso il Museo Regionale di Scienze Naturali.

As an artist, I need to rest mette in relazione una creatura digitale da te chiamata Piuma, con il tuo corpo, con il tuo respiro. Quale rapporto si instaura tra il tuo corpo di atomi e la creatura immateriale che vive in simbiosi con te durante la durata della performance?
‘As an artist, I need to rest’ e’ un lavoro molto intimo ed estenuante, durante il quale enfatizzo la creazione stessa della creatura digitale di fronte al pubblico e nel tempo. Come artista, sono in ‘controllo’ sia della creazione che della vita stessa della creatura attraverso il mio respiro ‘conscio’;  ed e’ per questo che necessito di un particolare stato mentale e fisico per trovare una simbiosi tra me e la creatura e quindi ‘performare’ al meglio l’opera. E’ necessario infatti che io sia ‘rilassata’ durante la performance per combattere il rischio di iperventilazione, in cui potrei trovarmi a respirare piu’ profondamente e rapidamente per controllare al meglio il comportamento della creatura. Essa, infatti, nel tempo assume vita ‘propria’ e comincia a resistermi, diventando molto faticoso per me riuscire a ‘consegnarla’ al pubblico.
In questo lavoro, il respiro rappresenta il mantenerci l’un l’altro in vita: la creatura ha bisogno di me per esistere, e io necessito crearla per essere artista; e’ una metafora di interdipendenza tra l’artista e la sua opera. E il collegamento al mio respiro evidenzia la creazione come un atto carnale di vivere, e come l’istinto vitale che può portare l’artista in un continuo stato di eccitazione e frustrazione.

– Cosa pensi riguardo all’intimità nel nostro contesto mediatico? Ad esempio, i social Network hanno modificato il nostro rapporto con l’intimità oltre che con la privacy?
Il senso dell’intimità’ e’ un senso ‘contorto’, poiché riguarda e si nutre di ‘umane relazioni’; nel contesto mediatico ‘ingannevole’.

– Quest’opera vive e cresce secondo un movimento molto fluido e lento. Cosa pensi della lentezza?
Questo lavoro e’ costruito sull’aspetto performativo nel tempo, sia per quanto riguarda me che per il pubblico. Come artista, l’intenzione è di entrare ‘lentamente’ in uno stato dove spingere il mio corpo e la mia mente oltre il limite, perché ritengo la performance un mezzo molto importante di ricerca artistica. Riguardo al pubblico, mi interessa offrirgli una condizione voyeristica nella quale prendere ‘tempo’ (o anche ‘piu’ tempi’) per vedere l’opera; trascinarlo con me nella successione lenta e crescente…
Abbiamo bisogno di incrementare la nostra esperienza di sensibilità spaziale. E poiché il processo di presa di coscienza della nostra realtà diventa ‘vero’ con l’acquisizione di informazioni attraverso le nostre sensazioni, e’ necessario che emergano nuovi comportamenti spaziali, livelli complessi di dinamica di interazioni fisiche con l’ambiente.