R.I.O.T.

L’immaginario gruppo di artisti, composto da Clemente Pestelli e Gionatan Quintini, che si firma Les Liens Invisibles ha colto con ironica creatività l’invito di Share Festival a realizzare il Progetto Speciale 2010: un’opera appositamente progettata per la sesta edizione dove l’immaginario surreale e virtuale al centro dei loro lavori invade lo spazio urbano torinese.

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“R.I.O.T. / Reality Is Out There” è una serie di interventi urbani invisibili ad occhio nudo ma non meno tangibili delle realtà cosiddette aumentate che ogni giorno ci circondano: le indicazioni dei navigatori gps, le guide turistiche contestuali e tutte le situazioni in cui la tecnologia va a costituire una sovrapposizione di livelli informativi (elementi virtuali e multimediali, dati geolocalizzati, ecc.) all’esperienza reale di tutti i giorni. Decostruendo il naturale sodalizio tra realtà e lo strumento costruito al fine di dominarla che esiste dall’età della pietra, in RIOT il rapporto si ribalta e la realtà non diventa che un mezzo attraverso il quale occorre spostarsi per esplorare un universo visibile solo sul nostro smartphone in una sorta di turismo paradossale.

Lo spunto del nuovo progetto de Les Liens Invisibles è il tema di Share Festival 2010, l’errore/smart mistakes, che il collettivo interpreta come alterazione della realtà che grazie all’aiuto di queste tecnologie si impone “aumentata”.
Già con il progetto “Google is not the map” le Les Liens Invisibles tracciavano un percorso immaginifico con mappe e territori di magrittiana ispirazione al paradosso che Google ci pone davanti. Les Liens Invisibles contestano il criterio di equivalenza tra somiglianza e affermazione sottolineando che Google Map è solo la rappresentazione del mondo tangibile e che non ha niente a che vedere con essa. Mentre il mondo sfuma lentamente in una moltiplicazioni di auto-rappresentazioni, il processo di cartografia mancando il riferimento reale diventa una pratica vuota dal significato astratto. Al fine di divulgare questa contraddizione – o per dare un punto di vista paradossale su di esso – Les Liens Invisibles ha esplorato il mondo lungo i suoi strati auto-referenziale e techno-linguistica: http://google.isnotthemap.net/.

“R.I.O.T. / Reality Is Out There” è un evento ludico performativo che è un’occasione per sperimentare in maniera interattiva le alienazioni applicate alla nostra realtà quotidiana attraverso la costruzione di infiniti universi possibili.
Il dissacrante collettivo si spinge nella manipolazione e ricontestualizzazione della realtà attraverso un processo inverso rispetto al passato passando dalla realtà per arrivare a sovvertire la mappa. L’intervento si svolge in alcuni dei luoghi simbolo della città ed è un evento di ibridazione tra arti digitali, spazio urbano e pratiche di hacking. Il senso dell’opera è racchiuso nel titolo: ” RIOT/Reality Is Out There” che allude alla possibilità di un ritorno all’esplorazione del reale e al superamento, attraverso l’utilizzo di tecnologie di reality browsing a “basso costo”, delle tradizionali contrapposizioni tra reale e virtuale. Questa volta nel mirino c’è la realtà aumentata o meglio ciò che il mito della realtà aumentata prometterebbe. Qui gli spazi reali e virtuali interagiscono con lo scopo di creare un unico ambiente sociale, dal momento in cui lo spazio digitale è diventato da tempo una componente integrale della città stessa. Il gioco, quindi, attiva un hacking urbano cioè il riappropriarsi degli spazi pubblici intervenendo in luoghi del tessuto della città tra strade, piazze, monumenti, vie, portici, palazzi, agendo nella sfera digitale collettiva per creare un divario imprevisto, un cultural jamming, un disturbo guerrilla nella comunicazione della città globale. Come azione simbolica l’hacking urbano messo in atto da Les Liens Invisibles è di fatto una sovraesposizione estetica per rappresentare una sovversione nell’uso della realtà aumentata che diventa irrealtà, visione, sogno aumentato come prassi subculturale. Non si parla di spazi pubblici, ma piuttosto di distruzione, interruzione e apertura per incrinare meccanismi di chiusura standardizzati.

Il cuore dell’operazione è una mostra di vere e proprie sculture virtuali invisibili, una mostra immaginaria nel reale fruibile attraverso un reality browser disponibile per le più diffuse piattaforme smartphone (iPhone e Android). La città di Torino è invasa da installazioni immaginarie che andranno ad occupano i luoghi chiave della vita cittadina. L’intenzione è quella di far affluire persone e portarle a vagare per la città alla scoperta delle installazioni. Oltre all’aspetto legato allo squatting virtuale del territorio, l’approccio ironico al media della realtà aumentata fa sì che questa tecnologia non venga utilizzata come spesso avviene in supporto al turista di turno alla ricerca di punti di interesse, ma che diventi oggetto stesso del turismo, alienandoci di fatto dal reale. http://www.realityisoutthere.net