Artmaker 3

2019: Nuova Artmaker Bag, nuove idee, nuove suggestioni e nuove collaborazioni.

La terza edizione seguirà la tematica della XIV edizione di Share Festival, ‘GHOSTS’, così come gli attrezzi scelti e contenuti nel kit di Artmaker Bag e le opere realizzate.

Anche per questa edizione, Artmaker si nutre delle preziose e imprescindibili collaborazioni di Torino Mini Maker Faire, Officine Innesto, Casa Jasmina, Fablab Torino e Print Club Torino.

ARTMAKER BAG 3

Artmaker Bag Versione 3.0 per Share Festival

“Con la nostra terza Artmaker Bag, noi di Share Festival possiamo finalmente annunciare di aver istituito una tradizione. Il tema di Share Festival 2019 è “GHOSTS”. Pertanto questa Artmaker 3.0 è il la più evanescente, espressiva e spirituale delle tre borse.

La nostra prima borsa era zeppa di attrezzi creativi per ogni maker, mentre la seconda era piena di massicci attrezzi da viaggio ripara-arte. Questa borsa “GHOSTS” è la prima borsa Artmaker facile da sollevare.

E anche la prima borsa-oggetto che Share Festival ha ideato espressamente per i nostri artisti preferiti: uno speciale zaino made in Italy nero-opaco in tessuto grigio-Torino lucido, morbido e spettrale, con affascinanti gancetti argentati.

Questo zaino a edizione limitata è dotato di attrezzatura elettronica leggera e raffinata, con un mucchio di spazio in più per l’artista che accumula componenti scelti nel nostro laboratorio Maker nel complesso di Via Egeo.

(Questa fabbrica un tempo morta e oggi rivitalizzata, casa di Torino Fab Lab, Arduino e Toolbox Coworking, è il quartier generale del nostro festival di arte tecnologica.)

Ogni borsa Artmaker reca una targhetta traslucida con il nome dell’artista che la riceve inciso a laser, più un blocco per appunti concepito da Share con fogli dalla tintura bizzarra, davvero adatto agli evocatori di spettri e fantasmi.

Il fu dott. Cesare Lombroso (1835-1909), illustre dottore in medicina e psicanalista criminologo della Torino del XIX secolo, è ufficialmente il membro fantasma della nostra giuria di Share Festival 2019.

Crediamo che la nostra Artmaker Bag Versione 3.0 – elegante, raffinata eppure empaticamente funzionale – sarebbe stata una borsa da medico eccellente per questo talentuoso scienziato che è stato anche il più famoso esperto di vita nell’aldilà.

Se il tuo lavoro creativo coinvolge voci intelligenti ed incorporee, proiezioni di luci scintillanti, o languidi tessuti strascicati da folate d’aria fredda, la Share Festival Artmaker 3 è fatta apposta per servire ai tuoi scopi.

In coerenza con la nostra tradizione Share, la Artmaker è un set di attrezzi da lavoro che non è disponibile in commercio, presentata al mondo come gesto formale di rispetto artistico.”

Bruce Sterling, Curatore Artmaker/Direttore artistico Share Festival


 

NOVITA’

Quest’anno Artmaker bag disegnata e prodotta completamente da Share (realizzazione e design di Ingrit Kerpi e Francesca Ventura) è nata anche grazie al contributo dello storico negozio di tessuti di Torino, Provasoli che ha offerto oltre ai migliori tessuti anche la sua eclettica conoscenza sulla produzione dei nuovi e più aggiornati materiali e la sua eclettica sapienza sulla moda.

Inoltre il progetto Artmaker 3 verrà incluso nel progetto divulgativo che passa attraverso la formazione di Share Campus che quest’anno includerà ore di lezioni teoriche e pratiche in Istituti di prestigio del territorio: Accademia Albertina di Belle Arti con cui Share Project collabora fin dalla sua nascita. Politecnico di Torino anch’esso partner di molti dei nostri progetti e la nuova collaborazione con l’Istituto A. Monti di Chieri.


 

GLI ARTISTI

Il comitato curatoriale composto da Bruce Sterling, Direttore Artistico di Share Festival, e Chiara Garibaldi, Direttore Generale di Share Project, ha selezionato i 6 artisti partecipanti al progetto: artisti con sorgenti differenti, il cui lavoro è caratterizzato da ricerche e tecniche uniche, competenze acquisite in anni di studi e collaborazioni; li abbiamo riuniti con l’intento di creare un nuovo racconto fatto di idee e suggestioni inedite, mettendo a confronto generazioni, culture e formazioni eterogenee.

Artisti come creatori di sogni, pronti a mettersi in gioco con Artmaker Bag, confezionata per loro e donata da Share Project, per produrre un’opera d’arte inedita che sarà presentata a Share Festival XIV edizione ‘GHOSTS’.

Gli artisti coinvolti per questa edizione sono:

FABIO BATTISTETTI + AUDIO HACKLAB, DIEGO SCROPPO, LAURA VIALE

APOTROPIA, ALESSANDRO SCIARAFFA, DAMIEN STEWARD

 

 


 

APOTROPIA: OFF-SHELL

Apotropia

Apotropia

Apotropia - OFF SHELL

Apotropia – OFF SHELL

 

APOTROPIA è un duo di artisti formato da Antonella Mignone e Cristiano Panepuccia. Il loro lavoro esplora le intersezioni tra danza, arti performative e produzione audiovisiva
digitale. Le loro opere sono state esposte in numerosi musei e festival, tra cui Japan Media Arts Festival, Ars Electronica, BLOOOM Award, WRO Media Art Biennale, Digiark – National Taiwan Museum of Fine Arts, FutureFest Art Prize, Bienal de Arte Digital, MIT Museum, Festival Internacional de la Imagen.

L’opera è una rivisitazione del tema del memento mori, con cui nel tardo medioevo si invitava a riflettere sulla mortalità e sulla natura transitoria della materia e delle cose terrene. Gli artisti hanno scansionato i propri corpi per creare dei modelli 3D, sostituendo in seguito i volti dei modelli ottenuti con dei teschi. L’animazione in motion capture di questi corpi digitali dà vita ad una danse macabre contemporanea e impermanente, sospesa nello spazio e nel tempo.

APOTROPIA

 


 

AUDIOHACKLAB + FABIO BATTISTETTI: HAL 9000

AUDIO HACKLAB + Fabio Battistetti

AUDIO HACKLAB + Fabio Battistetti


 

AUDIO HACKLAB + Fabio Battistetti - HAL 9000

AUDIO HACKLAB + Fabio Battistetti – HAL 9000

 

Audio HackLab è un collettivo animato dalla passione per l’autoproduzione e dalla necessità di condividere conoscenze, pensieri e pratiche artistiche. Usiamo l’elettronica
e le nuove tecnologie digitali di fabbricazione pur preferendo l’approccio diretto alla materia che vogliamo plasmare. Dal 2014 ad oggi ci occupiamo di ricerca ed hacking su macchine sonore, strumenti e di progettazione di installazioni artistiche e workshop.
https://audiohacklab.org/

L’immaginario comune sull’intelligenza artificiale rimanda al cinema di Kubrick, al personaggio di HAL 9000, con la sembianza iconografica di un’occhio rosso e nero. Un
più innocuo cilindro o un bussolotto dai colori tenui è l’aspetto degli assistenti vocali, oggi in commercio. Sono spariti gli inquietanti e drammatici colori di 2001, Odissea nello
Spazio, ma qualcosa di oscuro è ancora presente. Nevermind Hal9000 mette in mostra il lato oscuro di un’home assistant che registra tutto quel che diciamo, attraverso la riproduzione di quanto l’assistente ha ascoltato negli ultimi 5 minuti Le tecnologie che si celano dietro gli home assistant sono chiuse, non è affatto chiaro cosa ne venga fatto dei nostri dati. Consideriamo il luogo in cui viviamo, uno spazio sicuro, ma continua ad esserlo se al suo interno è presente un’assistente vocale? Il fine ultimo di questa esperienza è quello di dotarci di dispositivi che ci permettano di proteggerci da altri dispositivi meno amici.

FABIO BATTISTETTI , AUDIO HACKLAB

 


 

ALESSANDRO SCIARAFFA: GHOSTBUSTER

Alessandro Sciaraffa

Alessandro Sciaraffa


Alessandro Sciaraffa - Ghostbuster

Alessandro Sciaraffa – Ghostbuster

 

Nato nel 1976 a Torino dove vive e lavora. Si laurea in Architettura al Politecnico di Torino, studia alla Fondazione Spinola Banna e si diploma al corso “Designing the exhibition” alla Domus Academy di Milano. Vincitore di premi nazionali e internazionali, ha esposto a Torino alla Fondazione Merz, alla galleria d’Arte Moderna e Contemporanea e alla Fondazione Sandretto Re Rebaudengo. La sua formazione è incentrata sulla sperimentazione sonora e musicale con una forte connotazione performativa, scultorea installativa.

 

Ghostbuster.

Il cacciatore è lo spettatore.

L’esperienza è una caccia all’invisibile e al magico.

E ‘la ricerca del fantasma che è traccia della memoria

L’esperienza è invisibile ciò che rimane è la foto.

La caccia al fantasma è innescata e inizia a male la macchina fotografica con il flash.

ALESSANDRO SCIARAFFA

 

 


 

DIEGO SCROPPO: BAGNATA PRIMA DELLA PIOGGIA

Diego Scroppo

Diego Scroppo

Diego Scroppo - Bagnata prima della pioggia

Diego Scroppo – Bagnata prima della pioggia

 

Diego Scroppo nasce a Torino nel 1981 dove si diploma all’Accademia Albertina di Belle Arti nel 2005. Tra le esperienze più significative uno stage di formazione curatoriale presso Unidee Città dell’arte, Fondazione Pistoletto a Biella e un progetto artistico in collaborazione con l’istituto LeFresnoy di Lille. Fa parte del gruppo di studenti della Fondazione Spinola Banna per l’arte. Ha al suo attivo due mostre personali presso la galleria Guido Costa Projects e due presso il suo “ghost space” e varie mostre collettive
internazionali.

Allegoria del selfie, dell’autoscatto digitale. Nell’era social il profilo è l’interfaccia col mondo in rete, ciò che si vuol mostrare di sé attraverso il filtro dello schermo. Lo schermo è lo “specchio” dei nostri tempi e il profilo rimanda alla posa di un parziale del soggetto/oggetto che si riflette in esso. Lo specchio riflette l’immagine e restituisce al soggetto la sua copia più o meno fedele, lo schermo proietta nell’etere un’immagine di cui il soggetto non avrà mai restituzione. La materializzazione della propria immagine si discioglie e rarefà nell’etere e diventa il fantasma di un’immagine di sé senza restituzione, fedele o infedele non è dato di sapere. L’osservanza del culto di Narciso trova, mai come prima, spazio nel nostro tempo e manipola, attraverso la tecnologia, l’inconsistenza della materia digitale per creare dei fantomatici simulacri di persone.

DIEGO SCROPPO

 


 

DAMIAN STEWARD: PROMISE

Damien Steward

Damien Steward

Damien Steward - Promise

Damien Steward – Promise

 

Nato nel 1981 in Nuova Zelanda. Vive e lavora a Vienna. Crea arte, suono, software e musica. Ex collaboratore di openFrameworks, ex sviluppatore di videogiochi; consulente continuativo per artisti che lavorano con elettronica e codice. Interessato a tutte le forme di comunicazione interdisciplinare, in particolare tra le lingue e i concetti delle discipline umanistiche e tra le lingue e i concetti delle scienze. Attualmente si occupa di studi culturali e letteratura all’Università di Vienna.

Quando ci relazioniamo con i media digitali portiamo i nostri sé fisici, incarnati, in contatto con le interfacce tecnologiche. Attraverso queste comunichiamo: condividiamo i nostri pensieri, le nostre convinzioni, i nostri desideri, le nostre paure; ci mettiamo in contatto, scopriamo chi siamo trovando altri come noi, e altri non come noi. Per fare questo, dobbiamo riconfigurare e reinventare i nostri sé incarnati. Trasformiamo le nostre esperienze corporee in forme elettroniche spettrali e le trasmettiamo attraverso qualsiasi mezzo tecnologico che abbiamo a disposizione, inventando mentre procediamo linguaggi ad hoc e culture artigianali che ci consentano di essere noi stessi in modi che riteniamo significativi. Questo processo è sempre stato una negoziazione. Sempre più spesso tuttavia è una negoziazione con un potere concentrato. Poiché la proprietà dei canali di comunicazione si cristallizza in vaste ed opache piattaforme di schiacciamento dell’impero, diventa poco chiaro come il sé possa sopravvivere intatto con la sua autonomia.

DAMIEN STEWARD

 


 

LAURA VIALE: FIORE IN UN FIORE, E UN FIORE

Laura Viale

Laura Viale

Laura Viale - Fiore in un fiore, e un fiore

Laura Viale – Fiore in un fiore, e un fiore

 

Laura Viale (Torino, 1967) vive e lavora a Bruxelles. Ha esposto in musei, gallerie d’arte e istituzioni, tra cui l’Istituto Italiano di Cultura e l’Académie royale des Beaux-Arts di Bruxelles; il PAV, la XIV Quadriennale di Roma – Anteprima Torino, il Museo di Scienze Naturali e il Festival Internazionale Cinemambiente di Torino; il Museo d’Arte Contemporanea di Villa Croce a Genova; il Museo Marino Marini di Firenze; la Galleria Civica d’Arte Contemporanea e il MART di Trento.

Questa scultura prende corpo in un processo insieme operativo e concettuale d’ibridazione tra soggettività e dispositivi tecnologici. Ha origine da alcuni fiori selvatici le cui forme, scansionate e stampate in 3D, sono riprodotte solo parzialmente, con diverse scale, dando luogo a frammenti che sembrano affiorare dalle coordinate delle tre dimensioni, o forse da dimensioni “altre”. Altre porzioni dell’opera non derivano dalle forme originali ma si materializzano lasciando lavorare la stampante “in libertà” o altrimenti detto per errore. In uno dei pezzi che compongono la scultura, l’intersezione di due elementi crea una “terza” zona, visibile grazie alla trasparenza della resina fotosensibile con cui sono realizzati. Fiore in un fiore, e un fiore è una presenza mutevole, la cui percezione varia secondo il modo in cui la luce – e lo sguardo – la attraversa.

LAURA VIALE