Share a Torino Geodesign

Piemonte Share e Bruce Sterling, assieme a Radio Flash, Odoardo Fioravanti Studio e M.I.Africa hanno realizzato, all’interno del progetto Geodesign, una trasmissione radio web e un Centro Africano Virtuale dove si possono reperire informazioni sulla comunità africana torinese.

Inaugurazione venerdì 23 maggio alle ore 19.00 presso Palafuksas, Torino.
Prima ancora di essere un progetto e un concorso, Geodesign è un’idea che definisce un campo d’azione straordinariamente esteso e attivo: il design autorganizzato, prodotto in piccole serie dalle comunità che popolano le grandi megalopoli globalizzate. Un design che nasce da comunità di utenti che organizzano produzioni in serie ristrette per rispondere in tempi rapidi a domande circoscritte e puntuali, destinate a una diffusione istantanea.
Un design vitale, energico e intensamente sperimentale, prodotto con tecnologie e materiali poveri – grazie a economie informali – e spesso dotato di un alto contenuto simbolico.
Un design ad altissimo tasso creativo, che sfugge al circuito ristretto della produzione internazionale del lusso, e risponde a precise esigenze legate alla sopravvivenza immediata o a stili di vita in continua trasformazione.

Il progetto Torino Geodesign si fonda sulla collaborazione di quaranta comunità presenti sul territorio con altrettanti designer internazionali e aziende italiane.
Focalizzando l’attenzione sulle persone invece che sugli oggetti, Torino Geodesign si pone l’obiettivo di attivare nuove forme imprenditoriali nelle comunità presenti sul territorio, attraverso la costruzione di una rete complessa di relazioni nella quale sfumano le distinzioni tra committenti e utenti, produttori e beneficiari della progettazione. In un sistema dinamico, lontano dalle logiche assistenziali, il designer diventa il catalizzatore di sperimentazioni e reazioni eterogenee che scaturiscono dalle nuove tipologie di interazione.
La scommessa che alimenta un meccanismo così complesso – in cui la tradizionale ripartizione dei ruoli di committente, progettista e consumatore è consapevolmente messa alla prova, sovvertita e rimescolata – ha una matrice politica e sociale: non è solo il mondo del design ad arricchirsi di nuove energie, ma in qualche modo si pongono le basi di nuovi modelli relazionali tra cittadinanza e governo della città, basati sulla mobilitazione dell’intelligenza collettiva.
Attraverso un processo flessibile e sperimentale, sono stati individuati temi di progetto assolutamente eterogenei – riviste, packaging, brand, oggetti da produrre in serie come gli stendipanni per le case popolari, spazi pubblici da riorganizzare – mentre i designer, artisti, architetti che lavorano insieme alle comunità nei workshop di progettazione sono stati selezionati attraverso un grande concorso internazionale di idee.
I prototipi – insieme agli schizzi, ai progetti, ai filmati e alle foto dell’intero processo – confluiscono in una grande mostra, testimonianza di una nuova modalità sistemica di fare design.