Mostra Gianni Colombo

Spazio Elastico

Spazio Elastico

Mostra Gianni Colombo
Castello di Rivoli – Museo d’arte contemporanea

Sono gli ultimi giorni per vedere la mostra unica e imperdibile su Gianni Colombo al Castello di Rivoli che chiuderà il 10 gennaio 2010.
Tutti voi cari artisti che fate dello spazio interattivo motivo di pratiche estetiche, andrete in brodo di giuggiole nello “Spazio Elastico” allestito nella Manica Lunga del Museo.
Un luogo di sogno percettivo straordinariamente studiato per avvolgere lo spettatore in uno luogo disorientante , dove elastici illuminati dalla luce di Wood creano un ambiente percettivo sviluppato come fattore emozionale e fatto espressivo.
Questa è senza dubbio l’opera più famosa di Colombo, con cui ha vinto il primo premio alla Biennale di Venezia del 1968. Un’opera che non è per nulla demodé come molti lavori concettuali di quegli anni,  ma regge il confronto con l’estetica digitale praticata oggi.
Senza strumenti  digitali, né sensori.

Perché? Perché Colombo coinvolgeva lo spettatore e fondava il suo lavoro sullo studio della partecipazione in un spazio artistico, dove si transitava e non si guardava soltanto. Colombo  puntava ad un’opera sinestetica, anticipando molte correnti di pensiero attuali che caratterizzano l’era di internet. Lo spazio stesso dell’opera è il suo ambiente, che si attiva con la pratica degli spettatori, l’opera è uno spazio da agire.

Come dice la curatrice della mostra Carolyn Christov-Bakargiev, (che già ci manca, perchè è la direttrice di Documenta 13, ma tralasciamo le polemiche per le nuove nomine alla direzione del Castello)  Colombo non sarebbe stato contento di veder liquidato il suo lavoro come arte cinetica, quella corrente che si sviluppa tra gli anni Cinquanta e Sessanta. E anche a noi sembra una definizione limitante.
La sua indagine ha un respiro molto più ampio dell’esplorazione del movimento meccanico delle opere cinetiche. Si occupa del rapporto con il tempo che si sviluppa con la reale partecipazione con l’opera, anticipando gli aspetti collaborativi che i linguaggi digitali e internet ci consentono di realizzare a distanza di quarant’anni.

Gianni Colombo

Gianni Colombo

L’arte diventa partecipazione, ispirandosi ad un ideale punto di congiunzione tra tecnologia e scienza, che qui  diventano linguaggi estetici ( una tematica sviluppata anche dall’arte ambientale come per es. da Christo e Jeanne-Claude).
Nel 1959 Colombo fonda il Gruppo T con Giovanni Anceschi, Davide Boriani, Gabriele De Vecchi e Grazia Varisco. La lettera T sta per TEMPO, trattato in modo impersonale e scientifico, è l’indicatore di ritmo dell’opera, che deve stimolare riflessi psicologici nel pubblico.
Anche le “Strutture Acentriche alveolari” sono opere che anticipano per la loro caratteristica di imprevedibilità, l’arte generativa contemporanea (che fonda il proprio valore nelle forme autogenerate dal codice che ha causato la forma di quell’opera).
Mostrare il processo è il senso di quell’estetica, dove l’idea è il processo casuale e statistico. Sono gli anni in cui Umberto Eco scrive il suo saggio “Opera aperta” e gli artisti del Gruppo T espongono nel negozio milanese dell’Olivetti, che lui stesso definisce “maniaci del programma matematizzante”.
Sono anni frizzanti di boom economico di un’epoca in fondo perbenista che non c’è più e che per i grandi contrasti che ha lasciato alle future generazioni, non suscita nessuna nostalgia.