LPM 2010: il programma, le performance, i workshop. Intervista con Marco Donnarumma

lpm 2010 - brancaleone

Sono molto felice di presentarvi oggi l’intervista con Marco Donnarumma (classe 1984), giovane new media artist, compositore e docente che dal 2007 è enrato a far parte dello staff organizzativo di LPM.

Marco, che attualmente vive a Edimburgo, ogni anno da 4 anni vive l’intensa esperienza di organizzare la quatro giorni del meeting. Come ci racconta, il suo primo contatto è stato da artista, ma subito la vitalità e l’apertura di Gianluca del Gobbo e Nikky (le due anime “fondatrici” di LPM che abbiamo incontrato l’anno scorso) e l’interesse artitico e professionali, lo inducono a entrare nello staff. Nell’intervista che segue, Marco ci spiega in modo efficace ed incisivo come mano mano si è evoluta la sua collaborazione, qual’è la differenza fra un festival e un meeting quel’è LPM e il suo ruolo di curatore_non curatore a disposizione degli aristi: capire le loro esigenze, dare uno spazio a tutti e distribuire le performance per arrivare ad un programma compatto e armonioso. Scopriamo così insieme a lui i momenti clou che si susseguiranno nel quattro giorni, dalle performance, come il duo francese Th-Th, il brasiliano HOL, dj set di Shy Fx supportato da 20 vj internazionali, o il collettivo audiovisuale olandese Queerrilla per la giornata dedicata alle tematiche gender. Lo stesso vale per presentazioni, dibattiti e workshop intensivi rivolti a professionisti ma anche a chi vule avvicinarsi per la prima volta a “tecniche e strumenti” della performance live visuale: computer vision e motion tracking in Pure Data, Arduino e riciclo tecnologico, Max/MSP, Vj software Modul8, Codanova e Resolume, tanta filosovia DYY.

Devo dire che Marco, molto discretamente, non solo rinuncerà a performare surante LPM, ma ha anche evitato di parlare di sé e del suo lavoro. Che conosco e trovo sinceramente interessante: in una prossima intervista se è disponibile, mi sono dunque ripromessa di occuparmi di lui.

Per il resto, LPM inizia domani 27 maggio e ci sarò: aspettatevi foto e reportage dall’evento.

– Parliamo di LPM, un evento che abbiamo seguito da vicino l’anno scorso e che continuiamo a seguire con interesse. Da artista/partecipante e “curatore” del meeting: come si è sviluppato questo percorso e come sei entrato in contatto con LPM? Ma soprattutto vorrei chiarire insieme a te un concetto: curatore forse è una definizione inadeguata rispetto alle dinamiche e alle forme di LPM. Ci aiuti a capire meglio come funziona il meeting e qual’è il tuo ruolo?

Il mio primo contatto con LPM è stato fra il 2006 e 2007. Al tempo lavoravo già da un paio d’anni nel campo del live media ed ero molto interessato al Vjing quindi frequentavo spesso il forum italiano di Vj (ora Vjingit.com). Lì ho “incontrato” alcune persone del FLxER Team – il cuore di LPM – e abbiamo iniziato a collaborare a dei progetti audiovisivi. Così nel 2007 sono finito a Roma al Linux Club per la mia prima indimenticabile edizione di LPM. Quindi ho conosciuto Gianluca Del Gobbo e Nikky – i creatori di LPM – e tutto il resto dello staff e mi sono innamorato dello spirito di questo evento. Di conseguenza è stato naturale offrire il mio aiuto e le mie energie, specialmente perchè LPM ha purtroppo sempre sofferto della mancanza di un numero sufficiente di persone coinvolte nell’organizzazione.
Dal 2007 ad oggi si sono susseguite altre 4 edizioni, siamo anche stati in Messico per due mesi organizzando l’edizione 2008 sud americana, e credo che in tutto questo tempo il nostro spirito di gruppo si sia rafforzato molto.
Il mio ruolo di “curatore” è cresciuto naturalmente. Viaggio molto per lavoro/progetti artistici, conosco molti artisti e diverse “scene” in Europa e non solo e questa esperienza mi aiuta molto a rapportarmi con le centinaia di artisti che ogni anno si iscrivono al meeting.
Come hai accennato anche tu, non sono un vero e proprio curatore, in quanto la partecipazione a LPM è libera e gratuita. Quindi non selezioniamo i partecipanti, ma cerchiamo di accettare il maggior numero di artisti che possiamo supportare: artisti alle prime armi, professionisti, sperimentatori e chiunque abbia voglia di condividere liberamente il proprio lavoro e imparare da altre persone. Questo è ciò che rende LPM un meeting, quindi qualcosa di completamente diverso da qualsiasi altro festival.
Ciò che curo realmente all’interno di LPM è il programma, le line-up di ogni giornata.
Ogni anno abbiamo fra i 300 e 400 artisti ed è veramente complicato mettere insieme una line-up che segua un filo logico, così il mio ruolo è parlare con gli artisti, capire le loro necessità e il loro lavoro, e comporre un programma estremamente fitto cercando di seguire un tema diverso per ogni giorno, in base alle proposte che riceviamo. Di conseguenza durante il meeting mi occupo di organizzare le tempistiche e fare in modo che il programma funzioni.
Negli ultimi due anni il nostro staff ha subito continui cambiamenti così ora supporto Gianluca nella pianificazione dell’evento, la direzione delle partnership e dei rapporti all’interno del network e altre aspetti formali del Meeting.

– Programma: sterminato. La prima cosa che mi viene da chiederti è: come fate a starci dietro? La seconda, conseguente, è se puoi farci una sintesi generale segnalando al nostro pubblico le presenze e i momenti più significativi del meeting

Quello che più ci interessa è riuscire a far performare tutti i nostri artisti, per questo ogni performance ha un limite di 30′. Naturalmente la line-up è estremamente fitta e non è facile gestire un numero cosi alto di progetti: per noi dello staff è come vivere in un altra dimensione per 4 giorni, si dorme poco e si corre molto per far scorrere il tutto nella maniera più semplice possibile.
Abbiamo di solito tra le 20/25 performance al giorno e questo ci permette di uno spazio fisico unico dove è possibile vedere moltissimi lavori, respirare idee eterogenee, e osservare sperimentazioni diverse. Posso assicurare che chi partecipa, come spettatore o come artista – quale sarà poi il confine? – si porta a casa un bagaglio di esperienza irripetibile.
Nello specifico ci sono diverse performance che siamo molto contenti di ospitare fra queste giovedi 27 alle 22.00 avremo lo spettacolo audiovisuale dei Th-Th un duo francese di sperimentazione audiovisiva minimale che propone per LPM una performance che sfrutta il linguaggio audio video per modificare le percezioni del pubblico creando un flusso di dati ipnotico e immersivo.
Venerdi 28 intorno alle 02.00 ci sarà un dj set di Shy Fx che sarà supportato da una ventina di Vj internazionali fra i quali avremo l’occasione di vedere all’opera Desaxismundi, un artista di talento che lavora con software generativi creati in vvvv.
Sabato 29 alle 22.00 sarà la volta di HOL artista brasiliano che lavora on DIY electronics e che presenterà una performance audiovisiva altamente sinestetica in alta definizione, che prevede l’utilizzo di un’interfaccia costituita da sensori e LED con cui può controllare il processamento audio video in tempo reale.
La domenica sarà come sempre dedicata alla cultura queer e alle realtà più attive nell’ambito, fra queste avremo Queerrilla un collettivo audiovisuale olandese che proporrà un live audiovideo provocatorio e ricco di energia teso a stravolgere gl stereotipi di gender.

– Workshop: ti chiedo altrettanto. Anche quest’anno la proposta formativa di LPM è molto ricca. Come sono concepiti i workshop e a chi si rivolgono.

Quest’anno abbiamo 3 workshop principali che affrontano da prospettive diverse il physical computing applicato alla live performance.
Si lavorerà con computer vision e motion tracking in Pure Data, Arduino e riciclo tecnologico per costruire controller e altri strumenti DIY, e Max/MSP per trasformare il proprio laptop in uno strumento interattivo per il live media.
Ognuno dei workshop dura 3 o 4 ore al giorno per tutta la durata del meeting. Saranno degli incontri intensivi mirati a produrre una conoscenza approfondita di queste tecnologie, dedicati a professionisti che vogliono “staccarsi” dal computer e rendere le proprie performance altamente interattive, ma anche a coloro che non hanno esperienza nel campo e vogliono sperimentare con questi strumenti.
Ci saranno workshop più brevi sui Vj software Modul8 + Codanova e Resolume, curati dagli autori stessi, e due incontri dedicati al sound design curate in collaborazione con lo IED di Roma.
A questo possiamo aggiungere una ricca scaletta di presentazioni, panel e discussioni che si svolgeranno tutti i giorni nella tent room del Brancaleone.


– Ogni anno LPM catalizza a Roma vj, performers visuali e artisti da ogni parte del mondo che si muovono autonomamente: cosa li spinge secondo te a partecipare?

Credo che LPM sia ormai una realtà consolidata che svolge un ruolo importante per la comunità di artisti che lavorano nel campo delle arti digitali “live”. LPM crea uno spazio fisico e sociale dove è estremamente facile entrare in contatto con persone da tutto il mondo che condividono la stessa passione per il live video in tutte le sue sfumature, dall’audiovideo alle installazioni interattive, il vjing e il video teatro.
L’ambiente che cerchiamo di offrire, è paragonabile a quello di una conferenza aperta, dove tutti possono avere una vetrina per il proprio lavoro, ma allo stesso tempo si possono confrontare, imparando e condividendo fra centinaia di artisti e appassionati.
Un altro degli elementi che ci contraddistingue da un festival è il fatto che ogni artista a LPM ha la stessa importanza, tutti sono invitati a contribuire attivamente alla buona riuscita dell’evento: è quasi paragonabile ad un media-lab estemporaneo e gigantesco che offre la possibilità di far circolare idee e tecniche fra persone che normalmente sono in contatto solo tramite dei network virtuali – e impersonali – sul web.
Il fatto che un evento internazionale di questo genere è un bisogno attuale della comunità artistica è confermato dalla massiva partecipazione che abbiamo sempre avuto da alcuni anni a questa parte.

– Infine una domanda personale: ti esibirai anche tu? Se si, cosa proporrai quest’anno?

L’unica performance che ho fatto a LPM è stata durante la mia prima edizione in cui partecipavo come artista. Da quando faccio parte dello staff mi sono reso conto che la mole di lavoro e le responsabilità durante il meeting non permettono di avere nè il tempo necessario, tantomeno la mentalità adatta.
Non posso negare che mi dispiace ogni anno non poter contribuire in questo senso – mi è perfino impossibile vedere dal vivo tutti i lavori che vengono presentati, ma d’altro canto le soddisfazioni che ottengo nel vedere tutto funzionare per il meglio non mi fanno rimpiangere nulla.
LPM rimane un’esperienza incredibile edizione dopo edizione e in ogni caso mi sento fortunato ad avere la possibilità di stare per quattro giorni a stretto contatto con così tanti artisti, ogni anno mi porto a casa un bel bagaglio di spunti e ispirazioni che ritrovo molto utili nel mio lavoro.
Penso basti spendere qualche ora a LPM per capire meglio di cosa parlo, quindi spero di vedervi presto… giovedì si comincia!