Interviste Share Prize: Teatrino Elettrico

teatrino

Teatrino Elettrico  sono stati selezionati per la mostra Share Prize 2010, che verrà allestita dal 2 al 7 novembre presso il Museo Regionale di Scienze Naturali.
– Qual’è stata l’idea che vi ha ispirato all’inizio, in quali errori siete incorsi e che cosa avete imparato da questo progetto?
Volevamo arrivare ad un live-media  realizzato completamente dal vivo, amplificazione sonora e visiva sono il mezzo con cui facciamo realmente esplodere piccole parti di comuni oggetti elettrici. La scarsa fisicita’ di lives eseguiti con laptops ci ha spinto in una direzione diversa dai codici e dai controllers digitali. La sfida è anche il poter proporre qualcosa di potente e deflagrante utilizzando piccoli oggetti, familiari, comuni e solo apparentemente innocui.
La relazione con l’errore è parte fondante di questo progetto. Lavorare con segnali analogici permette a noi una limitata libertà operativa, ma permette all’oggetto di sorprenderci proprio attraverso l’imprecisione di un meccanismo che offre approsimazioni e fattori imprevedibili a livello progettuale.  Linguaggio audio e video sono in completa sinestesia, l’esecuzione della performance assomiglia molto alla canalizzazione di un flusso di forze indipendenti che in qualche modo riusciamo a direzionare. La risultante è un oggetto imprevedibile e aleatorio, che non possiamo far altro che contemplare insieme al pubblico nel momento stesso in cui viene creato.

– DC12V viene definito una tragedia da scrivania in atto unico per macchine semoventi… potreste spiegare?
Abbiamo usato questa definizione perchè mette in luce la contrapposizione tra l’antieroicita’ della scrivania come luogo quotidiano da cui gli oggetti provengono e la epica emozionalità che questi  inscenano nelle nostre rappresentazioni. Usiamo il forte potere evocativo degli oggetti in una narrazione fatta di strappi e recisioni, in un crescendo che assomiglia tanto ad una discesa agli inferi. Quello che creiamo è un messaggio distorto e allucinato con una quantità di rumore a volte superiore al messaggio veicolato, che soccombe al superamento dei propri limiti fisici.

– DC12V una performance audiovisiva che nell’era dell’immaterialità ripropone al centro della scena un’insieme di oggetti di uso comune e tecnologie che grazie all’amplificazione di microfoni e telecamere mettono in moto un’intenso live. Può essere visto come un live ecologico che prende spunto dal riuso di oggetti altrimenti dimenticati e tralasciati?
Recupero e autoproduzione appartengono alle nostre vite come alla nostra pratica artistica, cerchiamo di utilizzare i congegni che recuperiamo come se fossero materali naturali. E’ molto pratico avere a che fare con oggetti che altrimenti sarebbero da buttare, ti concedono una leggerezza che un apparecchiatura costosa non ti concede. Sicuramente si tratta di riportare in vita congegni altrimenti defunti, ma cerchiamo di non conferire al processo una connotazione eccessivamente ecologica. Piuttosto il fascino per una certa estetica, che denota allo stesso tempo una sfiducia nel futuro e nel progresso del sistema umano. Usiamo la tecnologia che ci e’ a portata di mano, non c’è lo spirito positivista dell’evoluzione sostenibile ma piuttosto il gusto di  baloccarsi coi resti sopravvissuti alla continua catastrofe della produzione.