Share Prize

Dichiarazione della giuria

Anne Nitgen – manager del V-2 Lab e direttrice del progetto Patching Zone di Rotterdam, Olanda. Stefano Mirti – architetto, designer e insegnante presso l’I-D Lab di Milano. Bruce Sterling – scrittore e giornalista di Austin, Texas, curatore ospite dello Share Festival, presidente della giuria dello Share Prize.

Alla fine, come forse saprete, siamo stati noi tre membri della giuria i responsabili della scelta di queste sei opere d’arte. Le amiamo tutte profondamente. Tuttavia solo una può portarsi a casa lo Share Prize – il digitalmente prodotto Share Prize.

I nostri artisti hanno creato opere straordinarie in cui immagini digitali strisciano fuori dallo schermo per finire su dita umane, in cui campioni sonori digitali abbandonano il computer per diventare grossi pezzi solidi di legno lavorati da torni. Abbiamo anche un’installazione vasta, sinestetica, immersiva, due opere interattive multi-utente  e una delle più spaventose e fisicamente aggressive opere d’arte elettronica mai create. Siamo stati molto colpiti dal Virtual Identity Project di D3D. La bella estetica italiana riesce ad appagare l’occhio, pur facendo sorgere domande essenziali circa l’identità e le ombre dei nostri dati nella rete moderna. Abbiamo molto apprezzato il fascino muscolare del nostro secondo classificato, Knife.Hand.Chop.Bot di Emmanuel Andel. Questa installazione ha avuto un effetto mesmerizzante su chiunque l’abbia vista in azione – è un’opera d’arte paurosamente forte, che provoca gocce di sudore e accelerazioni del battito cardiaco – è la personificazione della violenza nascosta dei nuovi media! Ci ha colpito il fatto che il nostro vincitore e il secondo classificato siano la versione femminile e maschile dello stesso concetto artistico. É un peccato che non possano sposarsi – ma solo uno può vincere.

Con la sua miscela di sottile minaccia femminile e di fascino, il nostro vincitore è un’opera universalmente amata da chiunque sia venuto a SHARE: Delicate Boundaries. Siamo stati incoraggiati dalla sua poetica di social networking – chiunque sia stato contaminato da questi sprite vuole immediatamente condividere l’infezione con qualcun altro. Abbiamo anche ammirato la sofisticata programmazione e l’interfaccia utente molto chiara e limpida. Un benvenuto di cuore da parte di Torino a un’artista americana di interesse globale,Christine Sugrue. Menzione d’onore per Knife.Hand.Chop.Bot di Emanuel Andel.

Il progetto vincitore del Premio Share 2008 è: Delicate Boundaries, Cristine Sugrue (USA)

Le tecnologie digitali si integrano sempre più nella vita di tutti i giorni e il confine fra virtuale e reale è sempre più sottile. Questa installazione immagina uno spazio in cui ciò che accade all’interno dei nostri dispositivi digitali ha la capacità di entrare nel mondo fisico. Piccoli insetti fatti di luce si spingono dallo schermo verso gli spettatori stabilendo un contatto. Mentre i due sistemi cercano di capirsi si crea una nuova storia di responsabilità, intimità e confine fra virtuale e reale.

Menzione d’onore: Knife.Hand.Chop.Bot, Emanuel Andel (AUSTRIA)

Emanuel Andel ha creato un’installazione “terrificante” che gioca con i sensi e le percezioni dell’utente, i sensori ed i processi della macchina. Il robot è fornito di una lama che la macchina usa nel noto “gioco del coltello” . L’utente mette la sua mano nella macchina ed inizia il gioco: la lama si avvia a colpire lo spazio fra le dita, prima lentamente e poi sempre più velocemente.

D3D, Virtual Identity Process, Italia

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Gli utenti, interagendo con la superficie di un tavolo sensibile, danno vita ad un hiperbody, composto da un flusso dinamico di suoni e particelle comunicanti tra loro, la cui visualizzazione grafica d’insieme richiama metaforicamente il concetto di social network. Sullo schermo un flusso energetico composto da numerose particelle luminose prende vita e movimento in base alla natura dell’interazione dell’utente. Dopo qualche secondo, gli spettatori prendono coscienza del mezzo e nella maggior parte dei casi, si lasciano andare in un “gioco” simile ad una composizione coreografica e musicale in real time.

Yamada Kentaro, Tampopo, Giappone 

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“Tampopo”, in giapponese, significa “dente di leone”, soffione.

L’installazione video permette di interagire con lo schermo ‘soffiando’ giganti denti di leone, piccola azione dal significato universale di esprimere un desiderio, e che ha un evidente richiamo ad emozioni e ricordi dell’infanzia.

OWL PROJECT, Sound Lathe workshop, Gran Bretagna

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Un laboratorio di falegnameria che trasforma i suoni del lavoro del legno, tagliare, segare, montare in veri e propri piccoli oggetti attraverso un “tornio sonoro”. Questa macchina, alimentata dal lavoro dell’uomo, registra i dati audio, li mescola con la polvere, la segatura, i suoni e i disturbi della falegnameria producendo un oggetto unico, irripetibile, spesso imperfetto che diventa così memoria materiale del processo di costruzione dei nostri mobili.

Scenocosme, SphèrAléas, Francia

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Una mezza sfera capace di far interagire l’uomo, le immagini e i suoni, una macchina capace di produrre forme sonore e visive. Un igloo progettato per interazioni musicali e visive in tempo reale, che accoglie all’interno di uno spazio immersivo. Questa struttura è utilizzata come uno schermo per una grande proiezione. All’interno della cupola, il pubblico, seduto o disteso, è in grado di manipolare tattilmente dei sensori o semplicemente sognare.